Libertà: una questione irrisolta e spinosa!

Libertà: una questione complessa

Nella vita di tutti i giorni sentiamo spesso questa parola. E’ tipico parlare di libertà di espressione, di scelta, di religione,si parla spesso di libertà politica. Il fulcro del mio discorso non sarà però di carattere politico o etico bensì teoretico! Questo breve articolo si propone di rispondere alla domanda seguente: la libertà esiste davvero? E’ dimostrabile inconfutabilmente? Le nostre azioni sono contingenti o necessarie? In questo articolo esporrò la mia teoria, che vede la libertà come un’interpretazione, non si può ossia nè confutare nè dimostrare secondo le mie riflessioni.

Ci sarebbero molte altri questioni bollenti da analizzare al riguardo,come quella della condanna della schiavitù. Oppure la questione relativa a censura ed al fatto che ci debbano essere o meno limiti a quello che si può dire, in nome del rispetto di altre persone.

Accenno qui solo qualche riga.

Secondo me sì ci devono essere dei limiti ma questo non è il testo per parlare di ciò. Mi basta accennare al fatto, ad esempio, che dire ad una persona che supera un certo peso che è una balena non fa e non deve fare parte della libertà di espressione secondo me, certe parole hanno un peso molto grande. La facoltà di dire la propria deve per quanto possibile tenere conto degli altrui sentimenti. Farò molto volentieri un articolo su queste tematiche un giorno. Ora torno però all’argomento specifico.

Lo spezzarsi delle catene

Facendo una breve ricerca su google immagini della parola libertà, l’immagine più diffusa è la seguente:

libertà

Penso che l’immagine sia simbolicamente molto potente. Come la descriveremmo?

Siamo portati a descrivere questa immagine come una conquista della libertà, simboleggiata dallo spezzarsi delle catene che lascia le mani libere di muoversi.

Ok, questo può essere accettabile.

Le catene invece cosa simboleggiano? Siamo abituati nella vita di tutti i giorni a parlare di questa questione in ambito etico politico, e quindi siamo portati a leggere le catene come simbolo di schiavitù o di prigionia. Il processo di liberazione viene quindi associato alla liberazione da uno stato di subordinazione ad altri esseri umani.

Noi però dobbiamo fare un discorso di tipo teoretico, dobbiamo andare più a fondo.

Si badi bene che non è scorretta la contrapposizione tra libertà e schiavitù/prigionia, si tratta semplicemente di un linguaggio improprio per una questione teoretica a mio parere.

Che parola associamo alle catene, se le precedenti due parole sono corrette ma non vanno così a fondo? La risposta è la seguente: Necessità.

Lo spezzarsi delle catene è il rinnegamento della Necessità, la libertà consiste nella negazione della necessità.

Sulla Necessità in breve

Si tratta senza dubbio di una parola cardine della filosofia. Non uso la N maiuscola per errore o per distrazione, ma perché voglio mettere in luce il fatto che si sta parlando di Necessità in senso forte, non nel senso forse più diffuso nella quotidianità.

Necessario in filosofia è ciò che è ed è innegabile che sia (frase con forte retrogusto Parmenideo), un avvenimento è necessario quando si verifica e non avrebbe potuto non verificarsi. Siamo abituati invece ad usarla in senso debole, condizionato. Ad esempio, la frase “è necessario che tu vada al lavoro se vuoi guadagnare lo stipendio” non indica una necessità assoluta, non allude al fatto che sia innegabile che compirai tale azione.

Il primo ad usare tale parola in filosofia fu Anassimandro, che utilizzò la famosa espressione “Kata to kreon”, o “Destino della necessità”

libertà
Anassimandro

Emanuele Severino più di duemila anni dopo intitola un suo famoso saggio con la stessa espressione, ovvero “Destino della Necessità”.

In tale opera l’autore vuole confutare l’esistenza della contingenza e della libertà ed il predominio della necessità.

La mia posizione appoggia alcune sue considerazioni ma rinnega invece altri suoi assunti, ma lo si vedrà tra poco.

La questione della libertà

Una volta chiariti i termini della questione, possiamo riflettere ora su questa tematica. La libertà esiste? Noi abbiamo davvero possibilità di scelta, oppure l’accadere non consiste in altro che nel susseguirsi di azioni Necessarie ed inevitabili?

Noi siamo convinti che la libertà esista, siamo soliti a dare per scontato che le azioni di un individuo presuppongano la libertà e quindi l’atto della deliberazione.

La libertà quindi in questo senso è spesso data per scontata, viene considerata come assunto fondamentale per la vita individuale e sociale.

Una riflessione di stampo teoretico però mi pare interessante: possiamo dimostrare innegabilmente la libertà o potrebbe anche essere solo una nostra convinzione?

Questa è la questione fondamentale alla quale il mio articolo tenta di dare una risposta.

Esperimento mentale

Mi propongo di mostrare con questo esperimento mentale quanto sia in realtà indimostrabile la nostra supposta libertà. Non voglio però tramite questa confutazione affermare quindi la sua nemica, la necessità: non sto negando la libertà, bensì il fatto che essa sia dimostrabile. Quindi alla fine questo discorso attacca anche la sua controparte: se non è dimostrabile essa, non lo è nemmeno il suo contrario. Il fatto che io voglia fare l’esperimento per confutare la possibilità di dimostrare la nostra libertà è dovuta semplicemente al fatto che tale pensiero sia più diffuso nelle nostre convinzioni, non al fatto che la necessità sia invece dimostrabile.

Detto questo, procediamo. Abbiamo una palla in mano, quindi la lanciamo. Una volta compiuta questa azione, abbiamo la convinzione che questo fatto sia del tutto contingente: avremmo potuto non lanciarla se avessimo deciso altrimenti.

Tale considerazione mi pare assai ragionevole: non vedo ragioni serie per dire che non sia vero. Però ciò , si badi bene, non la rende una considerazione vera e dimostrabile! Potrebbe essere solo verosimile!

Qui non si parla di verosimiglianza, ma di dimostrabilità. L’unico modo per DIMOSTRARE innegabilmente ciò sarebbe tornare indietro nel tempo fino al momento della scelta e non lanciare la palla, facendo vedere chiaramente la propria libertà in quel momento. La cosa ad oggi mi pare impossibile da fare, no?

Prime considerazioni

Quindi la libertà non esiste? Non lo possiamo certamente dire. Possiamo dire che non riusciamo a dire che sia innegabilmente vero. Possiamo solo dire che sia qualcosa di sensato e di ragionevole, però non può essere considerata innegabilmente vera, se per Verità intendiamo quella con la V grande.

Come già anticipato, la necessità è nella mia opinione l’altro lato della medaglia in questo caso: se non è dimostrabile la libertà, non lo è nemmeno la sua assenza e quindi la necessità!

Se è vero che non posso tornare a quel momento, non posso dimostrare né che avrei potuto non lanciare la palla, né che anche volendo in realtà le cose sarebbero state immutabili!

Quindi se non sono verità queste, cosa sono? A questo punto dire che il mondo sia regolato o meno dalla libertà è una questione di interpretazione, perché non siamo nel campo del dimostrabile. Possiamo solo congetturare!

Eppure ne siamo convinti: la libertà deve esistere!

Non possiamo dire con certezza che esista la libera scelta. Di una cosa posso essere certo però: del fatto che noi siamo certi che esista. La nostra vita e qualsiasi società si fondano su questo assunto, che la libertà di scelta esiste. Abbiamo visto che non lo possiamo dimostrare, eppure ne siamo così convinti.

Ora il passo da fare è il chiedersi il perché di questa convinzione. Io azzardo a dire che inconsciamente noi siamo convinti di ciò non perché sappiamo che in fondo sia vero (cosa come visto non dimostrabile), bensì in quanto noi VOGLIAMO che sia così, che ci sia la libertà!

Nella mia teoria sia l’una che l’altra sono interpretazioni indimostrabili, eppure siamo convinti che una delle due sia se non vera molto verosimile e che l’altra sia del tutto campata per aria.

Perché quindi, nonostante siano entrambe posizioni con queste caratteristiche siamo convinti di una e rinneghiamo l’altra?

Questa convinzione a mio parere nasce dal fatto inconscio che noi abbiamo assoluto bisogno di esserne convinti, è l’assunto che è fondamentale per le nostre vite. Farò due esempi: uno che riguarda la vita individuale ed un discorso sociale.

Il senso della vita

Abbiamo bisogno di due cose: pane e libertà! Che senso potremmo dare alla nostra vita se non fossimo convinti che ciò che ci accade dipende dalle scelte che prendiamo? Come vivremmo se fossimo convinti che tutto ciò che accade sia inevitabile e che alla fine quello che fai non ha valore perché era destinato ad accadere e non sei davvero tu l’artefice della tua vita e delle tue azioni?

Tale condotta di vita penso sia indecifrabile, non so per certo cosa si proverebbe. Non mi pare sia la cosa più facile del mondo. Come reggere una tale convinzione, come vivere sapendo di essere marionetta di qualcosa di estraneo?

Morale e legge

La legge e la morale si basano sul principio di responsabilità che presuppone la libertà di scelta: senza di esso, nessuna azione sarebbe davvero punibile. Se compio un crimine non per scelta ma per necessità, sono alla fine colpevole. Senza libertà non vi è legge o morale.

Piccola appendice: confronto con Severino sul tema della libertà

La mia posizione e quella di Severino hanno in comune l’affermare che non ci siano prove della contingenza delle azioni e che quindi in realtà il nostro libero agire non sia nè evidente nè dimostrabile.

Le somiglianza si ferma qui: io arrivo ad una sospensione della questione ed all’indimostrabilità anche della necessità.

Severino invece intende negare la libertà ed allo stesso tempo affermare la necessità, posizione che non condivido. Questo non è ora l’articolo per discutere ciò. Se volete quindi saperne di più sulla questione, vi lascio questo altro articolo!

Cosa pensate di questa questione? Fatemi sapere pure la vostra nello spazio commenti! Ciao ed al prossimo articolo!

2 Risposte a “Libertà: una questione irrisolta e spinosa!”

  1. Farò molto volentieri un commento su queste tematiche un giorno, tuttavia, mi sento quasi come se fossi libero di non farlo (attendo l’invenzione della macchina del tempo per chiedere ad Anassimandro). Lol che figata posso modificare i commenti della gente.
    Gran bell’articolo!

  2. Mi fa molto piacere che tu abbia apprezzato questo articolo. Mi dispiace deluderti, ma in realtà il commento su queste tematiche lo hai già fatto. Era destino? Ai posteri l’ardua sentenza!

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