Mi è recentemente capitato di imbattermi in un’antico manoscritto, che ho appena tradotto dal norreno antico. In questo scritto, troviamo quello che sembra essere il protagonista della saga intento in profonde riflessioni circa il mare che lo circonda. Oltre al manoscritto, ho trovato anche degli indizi per cercare il prossimo manoscritto, e se tutto andrà bene dovrei riuscire progressivamente a rintracciare l’opera concreta. Per ora, non ho alcun indizio che mi faccia pensare che questo primo frammento trovato sia anche il primo frammento della storia in ordine cronologico: non ho abbastanza elementi per poterlo supporre, potrebbe essere un esordio in medias res come no! L’autore è ancora sconosciuto. Unico particolare strano il titolo. Il testo è scritto in norreno antico, mentre del titolo riconosco solo una parola inglese: Outstanding? Che sia una scritta successiva al manoscritto?
Farò indagini in merito. Ora tuffiamoci nel mare! Vi lascio inoltre un’altra mia recente traduzione, una poesia sul tempo!
Nota: La presenza di ??? significa che alcune parti sono corrotte ed intraducibili. A voi l’interpretazione!
Il Mare del destino (Mio il titolo)
Era più forte di lui. Spesso era come se vivesse due vite con una sola anima . Una vita empirica, una vita fattuale, evidente, fatta di azioni, consegnata al tempo ed alla sua contingenza. Ma anche una vita ??? , un profondo ed intimo rapporto non solo con il suo io e con il suo pensiero, ma con il pensiero in quanto tale. Tali pensieri lo distoglievano sovente dalla realtà formale. Lui si smarriva spesso in quello spazio sconfinato e non tangibile ??? dalla mente, occorreva spesso recuperarlo.
Ma tale smarrimento non destava in lui preoccupazione, solo una pura gioia, un’estasi che faceva lui dimenticare tutte le beghe e tutti gli affanni del vivere giornaliero, con le sue pressioni, le sue responsabilità, le sue empie ingiustizie. In quel mondo lui era invece sereno, il pensiero astratto e speculativo lo toglieva dagli inghippi. Come se dentro di lui vivesse una vita eterna. Se c’era qualcosa che temeva quella non era il perdersi, quanto piuttosto il ritrovarsi! Lui voleva essere perso in sé! Non voleva essere salvato, spesso la salvezza non è altro se non una condanna. Lui temeva il repentino passaggio dai suoi pensieri profondi a quella che era la ??? fattuale.
Nel caso specifico, stava riflettendo a partire dal mare. Riflettendo, si era messo in testa un pensiero decisamente profondo. Profondo come è profondo l’oceano, se non di più. Si domandò infatti se il mare non fosse solo un simbolo insondabile , il simbolo di qualcosa di ulteriore. Ma di cosa? Semplice: della vita stessa! Già pensatori degli albori del pensiero del calibro di Talete individuarono nell’acqua il principio del tutto. Forse ispirato da questo, ??? cominciò a cogitare tra sé e sé:
<< E se il mare non fosse più di quello che appare? Se fosse un simbolo, un rimandare, un differire dell’identico? Guarda il mare, in esso si riflette la natura profonda della vita, il suo ancestrale significato. A volte è calmo, piatto, limpido, si può leggere facilmente la sua superficie, sembra non aver misteri per noi. Ma basta un nulla per incresparlo, per trasformarlo nel più recondito dei misteri esistenziali. L’increspatura può aumentare, fino ad andare completamente in tempesta. Diventa pericoloso, diventa funesto. Il mare, così calmo, così agitato. Così sicuro, così pericoloso. Così bello, così luttuoso. Così limpido, così misterioso. Il mare dà, il mare toglie. Può essere la più completa delle benedizioni come la più truce delle disgrazie. Chissà quanti immani segreti saranno celati nei meandri reconditi delle sue inusitate profondità. Misteri che attirano e sono la passione del nostro intelletto, misteri che difficilmente avranno mai una risposta. E’ così importante però avere le risposte? Non è comunque appagante la ricerca, anche se sa di non poter andare fino in fondo? Non è il sapere di non poter sapere qualcosa uno stimolo, una passione anche se incapace di essere del tutto appagata. E’ paradossale, ma a mio dire più sai meno sai: se cominci ad interrogarti su qualcosa e darti le prime risposte, ne saprai più di prima. Capirai anche però che ci saranno cose che non potrai mai sapere: più scopri, più scopri che ci sono molte più cose che non potrai sapere rispetto a quelle che potrai sapere. E’ angosciante, ti fa rendere conto di quanto tu sia piccolo in relazione alla totalità dell’essere. Non noti una cosa, comunque? Prova a sostituire il termine vita al termine mare al discorso di prima? Noti qualcosa? Sì che lo ???: il discorso quadra comunque allo stesso modo. Dunque, quale ente migliore del mare per essere la metafora della vita stessa? Così stabile, così instabile, aperta a svariate possibilità. Mi sembra quasi di avere trovato la chiave segreta del mondo. Mi sento bagnato, mi sento come se il mare fosse entrato dentro di me ed io dentro di lui, è strano, mi sento una solo cosa con lui, mi sento…>>