Manzoni: una vita che è un romanzo! Di Daniele Santarosa

Manzoni vita

E’ per me un grande onore presentare il secondo articolo di Daniele Santarosa su questo sito, dedicato alla biografia di Alessandro Manzoni. Molto spesso del Manzoni ci sono più note le opere, più raramente ci si concentra sulla sua vita, sulla sua biografia.

Come dimostrerà il buon Daniele nell’articolo, anche la vita del Manzoni è degna di attenzione e di studio! Come ci racconta il titolo che ha scelto Daniele, si potrebbe paragonare la sua vita addirittura ad un romanzo!

Ora non dico altro e vi lascio al magistrale lavoro del buon Daniele, che ringrazio pubblicamente!

Il direttore, Mattia Mandalà

Manzoni: una vita che è un romanzo! Di Daniele Santarosa

La maggioranza degli italiani conosce (almeno sommariamente) “i promessi sposi” o l’ode
“5 maggio 1821” con il suo incipit “Ei fu….”, ma pochi conoscono la biografia di Alessandro
Manzoni, la sua vita.
In questo mio scritto voglio analizzare la vicenda umana e più strettamente personale del
letterato. Inizio dalla fine, dalla sua morte avvenuta a ben 88 anni (una esistenza
assolutamente longeva per l’epoca), una morte lenta e dolorosa in seguito ad una caduta
dalle scale del sagrato della chiesa di San Fedele in Milano avvenuta il giorno dell’Epifania
del 1873. Manzoni mantenne lucidità mentale in seguito all’evento, ma non si riprese mai
completamente da quell’urto improvviso e forte del suo capo contro lo spigolo di uno
scalino, fino a spegnersi quattro mesi dopo. In quel periodo di infermità ha riflettuto sulla
sua lunga esistenza iniziata sotto l’impero asburgico (nel 1785) e terminata con gli onori
del neo costituito Regno d’Italia.

I biografi e le testimonianze dell’epoca riportano che Manzoni fu un uomo pieno di
complessi e contraddizioni. Balbuziente, sfuggiva la vita mondana, a favore dei suoi studi
e le sue ricerche nella residenza milanese di via del Morone (oggi museo) e la residenza
di Brusuglio nella periferia di Milano. Soffriva di agorafobia , attacchi di panico , ipocondria ,svenimenti , fobie varie ( timore della folla , dei tuoni e delle pozzanghere).

Nella conversazione usava l’italiano con i visitatori provenienti da altre regioni italiane, ma
adoperava il dialetto milanese nella vita quotidiana. Inetto nell’amministrazione dei suoi
beni, dimostrava al contrario una grande attenzione nei confronti del mondo che lo
circondava, non mancando di giudicare, placidamente e con ironia, gli eventi politici e
sociali di cui veniva a conoscenza, o di adottare autoironia verso i suoi mali. Le persone a
lui più vicine ne sottolineavano la cortesia, la memoria vivacissima, l’ingegno e una
capacità discorsiva elegante.

La sua vita familiare è stata altrettanto complessa. Venerava la madre Giulia Beccaria
(figlia del celebre scrittore Cesare Beccaria), di cui patì il distacco avvenuto a soli sei anni
di età e che ritrovò solo quindici anni dopo. Il padre legittimo era Pietro Manzoni, ma pare
certo che il padre naturale fosse Giovanni Verri (fratello minore di Alessandro e Pietro
Verri). A soli sei anni di età fu affidato alle cure dei padri somaschi a Merate e poi dei
Barnabiti a Lugano, dove ebbe un rapporto conflittuale con i religiosi e con i compagni di
scuola. È da quel periodo che nacque la sua introversione, la letteratura e la scrittura
divennero un rifugio per uscire dalle incomprensioni umane e spirituali. A 16 anni andò a
vivere a Milano con l’anziano padre; alterna la vita di città con soggiorni presso la tenuta di
Lecco, e dedica buona parte del suo tempo al divertimento e in particolare al gioco
d’azzardo. Frequenta l’ambiente illuministico dell’aristocrazia e dell’alta borghesia
milanese.
Ebbe due mogli (entrambe morirono prima di lui) e ben dieci figli (di cui otto premorirono a
lui). La prima moglie, Enrichetta Blondet, era protestante (un fatto alternativo per l’epoca,
soprattutto per un uomo del suo rango) e il matrimonio fu celebrato con rito calvinista.
Pare che la conversione della moglie al cattolicesimo ebbe una influenza anche sul
Manzoni, il quale arrivò a scrivere direttamente a papa Pio VII per consentire di celebrare il
loro matrimonio anche secondo il rito cattolico.

Dalla conversione tutte le opere del Manzoni saranno pienamente conformi alla fede cattolica e alla necessità di divulgarla con l’esempio e con le opere.
Il successo letterario non coincise con la vita privata. A parte le nevrosi di cui soffriva, la
sua vita è stata contrassegnata dai lutti prematuri delle mogli e dal rapporto con i figli
tutt’altro che idilliaco. I suoi biografi riportano che Alessandro Manzoni è stato attento più
alla cura dei suoi personaggi che non dei suoi figli. Sono strazianti le lettere della figlia
Matilde che in fin di vita a causa della tubercolosi cerca le attenzioni del padre, ma egli
non risponde all’appello.

In virtù del suo carattere visse perlopiù appartato dalla vita pubblica, mantenendosi
estraneo dai principali eventi mondani della città e distante dall’impegno politico attivo,
anche se scrisse delle “odi civili” e mantenne una posizione culturalmente e moralmente
favorevole alla causa dell’Unità che lo spingerà ad accettare la nomina a senatore a vita
durante la vecchiaia. In seguito alle “cinque giornate di Milano”, temendo ritorsioni da parte
delle autorità austriache, decise di riparare sul Lago Maggiore, a Lesa (allora parte del
Regno di Sardegna), dove la seconda moglie (Teresa Borri Stampa) aveva una residenza
di villeggiatura. Manzoni era di origine lecchese per parte di padre, e proprio su “quel ramo
del lago di Como” decise di ambientare una parte de I promessi sposi, ma come poco
sopra citato aveva un rapporto stretto anche con il Lago Maggiore, ove in quell’epoca
ritrovò poco lontano (a Stresa) il vecchio amico Antonio Rosmini. Tutt’oggi delle
associazioni locali tengono i vivi i “sentieri manzoniani”, percorsi in mezzo ai boschi poco
sopra Lesa che Manzoni era solito percorrere discorrendo di letteratura, poesia, filosofia e
attualità insieme all’amico Rosmini, difatti Manzoni viene ricordato anche come un grande
camminatore.
Manzoni è ritenuto un punto di riferimento del pensiero cattolico, ma in realtà il suo
rapporto con la Chiesa e nei confronti della fede non fu lineare. In gioventù egli fu molto
critico nei confronti della Chiesa (“contro la chiesa delle istituzioni ma non del Vangelo”) e
tenne uno stile di vita abbastanza dissoluto e godereccio.
Il dibattito sulla conversione di Manzoni è ancora aperto. Posto che la conversione della
prima moglie ebbe influenza anche sul marito, la Blondel è protagonista anche di un
episodio leggendario, il “Miracolo di San Rocco”. La versione più diffusa racconta che
durante i festeggiamenti per le nozze fra Napoleone e Maria Luisa d’Austria (2 aprile
1810), i coniugi Manzoni furono divisi a Parigi dalla folla festante.

Alessandro, angosciatissimo perché non trovava più la sposa, fu colto da un violento attacco di panico,primo segno dell’agorafobia che lo tormenterà dal 1815 alla morte, e si rifugiò nella chiesa di San Rocco ove ebbe, secondo la leggenda, l’illuminazione a convertirsi: poi, uscito dalla chiesa, si imbatté subito proprio nella giovane moglie.

Concludo questo mio articolo con la riflessione per la quale, come spesso capita, ad una
vita artistica e pubblica di spessore e con gloria, fa da contraltare una vita privata
complessa e angosciante.

L’esistenza del Manzoni è stata indubbiamente segnata dai traumi giovanili (il lungo distacco dalla madre), dall’educazione ricevuta presso le istituzioni religiose e i numerosi lutti subiti.
Persa, alla fine dei primi anni dell’Ottocento, la speranza di raggiungere la serenità per
mezzo della ragione, la vita e la storia gli parvero romanticamente immerse in un vano,
doloroso, inspiegabile disordine: bisognava trovare un fine salvifico che potesse aiutare
l’uomo sia a costituire un codice etico da praticare nella vita terrena, sia a sopportare i mali
del mondo in previsione della pace celeste.
Su un terreno così impregnato di pessimismo esistenziale, gioca un ruolo fondamentale la
Provvidenza, cioè il modo misterioso con cui Dio agisce nella vita umana elargendo la
Salvezza ai suoi figli.

La Provvidenza giocherà un ruolo fondamentale non soltanto all’interno de “I promessi sposi”, ma anche delle altre opere minori. I vari personaggi manzoniani dovranno subire patimenti e ingiustizie all’interno del mondo (proprio come lui), e soltanto l’agire della Provvidenza (chiamata, in questo contesto doloroso, anche con il nome di provvida sventura) permetterà loro di divenire vittime e di ottenere quella giustizia attesa vanamente sulla terra e che sarà invece elargita in Cielo. In Manzoni è forte la convinzione che il cristianesimo è l’unica spiegazione possibile della natura umana, che è stata la religione cristiana che ha rivelato l’uomo all’uomo, trovando nei loro insegnamenti quella fiducia nella religione come strumento di sopportazione dell’infelicità umana. La fiducia in Dio è il punto di distacco dal pessimismo.

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