La morale della natura. Articolo a cura di Alessandra Ro!

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Montaigne e la morale della natura: introduzione redazionale!

E’ per me un onore ed una gioia presentarvi questo articolo di Alessandra Ro dedicato a Montaigne ed all’argomento della morale della natura.

Ammetto di non saperne nulla riguardo questo pensatore rinascimentale francese, ergo sono davvero felice del fatto che Alessandra ci abbia regalato questo articolo!

Vi lascio quindi a questo breve articolo!

Il direttore, Mattia Mandalà!

La morale della natura. A cura di Alessandra Ro!

La rappresentazione della natura è quello che un soggetto vede. Dentro disordine fuori è ordine. La bellezza della natura è struggente perché è una privazione. Montaigne fa della condizione umana una diagnosi amara e spietata che sarà fatta propria da Pascal.

Nei Saggi Montaigne chiede cosa di può immaginare di più ridicolo della natura miserabile e meschina della specie umana. È tale che vive in una condizione di non padronanza di continua espropriazione della propria e unica volontà. L’individuo lascia la propria volontà per fluire nel fiume della vita, è capace di farsi offendere da tutte le cose. E tuttavia vi è nella specie umana una recondita responsabilità nei confronti della natura che ne determina la presunzione di sentirsene padrone. 

D’altra parte, questo istinto al possesso porta Montaigne a valutarlo come adeguata conseguenza della conoscenza sensibile. Il fatto di esperire la natura attraverso la conoscenza e soltanto attraverso la conoscenza dei sensi conosciamo il fatto che siamo, o non siamo. Se non sapessimo fare esperienza dell’odore, della vista della luce e del sapore potremmo benissimo confonderci con una pietra. I nostri sensi sono i limiti attraverso i quali ci conosciamo come parte integrante di questo ordinato caos. 

La conoscenza sensibile manca però di un sicuro criterio per discernere le variabili che la natura con i suoi limiti di vita e morte mette in discussione. Non possiamo anzitutto verificare la verità dello stimolo a cui siamo di fronte se non attraverso il calcolo della ragione. Il che implica sempre una corretta fiducia anche nei confronti di una debole opinione. Montaigne vede che afferrare la verità è come stringere acqua nel pugno. Più la volontà vuol tenere e stringere per sé questo possesso, più perderà questo possesso. 

Non siamo noi i destinatari della natura, siamo qui per rispettare il movimento della vita. Questa è la lezione dello Scetticismo prima ancora di Montaigne.

Alessandra Ro

Fonti bibliografiche:

N. Abbagnano, G. Fornero, Protagonisti e tesi della filosofia, Paravia Bruno Mondadori Editori, 2000, Milano

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