Nobile U. : quando l’Italia volava sul Polo Nord. Daniele Santarosa

nobile

Breve introduzione redazionale!

Care lettrici, cari lettori, vi presento oggi questo articolo dedicato a Umberto Nobile, scritto dall’eccelso Daniele Santarosa! Lo ammetto: non sapevo pressoché nulla del protagonista di questo articolo, quindi ogni commento da parte mia in questo spazio sarebbe in questa occasione fuori luogo, e rischierebbe di farmi scrivere delle banalità!
Se nemmeno voi avete mai sentito parlare di questa figura nessuna problema: Daniele Santarosa è qui per colmare la vostra (momentanea) ignoranza al riguardo, così come ha fatto con me!

Non ho altro da dire oggi, se non questo: buona lettura!

Il direttore, Mattia Mandalà!

Umberto Nobile : quando l’Italia volava sul Polo Nord. Articolo a cura di Daniele Santarosa!

C’era un tempo in cui l’Italia era un paese all’avanguardia nelle costruzioni ed esplorazioni
aeronautiche. Questo è il tempo di Umberto Nobile, ingegnere aeronautico e militare il cui nome è indissolubilmente legato alla drammatica tragedia del dirigibile “Italia” che tra il maggio e luglio del 1928 ha tenuto in apprensione milione di italiani, per la sorte di Nobile e del suo equipaggio sui ghiacci del Circolo polare artico.


Umberto Nobile nasce a Lauro (Avellino) il 21 gennaio 1885; dopo gli studi classici frequenta l’Università e la Scuola d’Ingegneria di Napoli, laureandosi nel 1908, a pieni voti e con lode, ingegnere industriale meccanico. Si specializza nello studio e costruzione dei dirigibili e nel 1923 entra nei ranghi della Regia Aeronautica nel Corpo Ingegneri con il grado di Tenente Colonnello.


Da civile aveva progettato nel 1918 il primo paracadute italiano e nel 1922 promosse con l’ingegner Gianni Caproni, la costruzione del primo aeroplano metallico italiano.
Nel 1926 su commissione dell’aeroclub di Norvegia progetta e fa costruire in Italia il dirigibile “Norge”, con il quale i norvegesi volevano sorvolare per primi il Polo Nord. Nobile fa parte della spedizione con il grande esploratore Roald Amundsen, già conquistatore del Polo Sud, che tentò la trasvolata con degli idrovolanti alcuni anni prima.

Il 10 aprile 1926 il Norge lascia l’aeroporto di Ciampino e dopo aver fatto scalo alla Baia del Re (Isole Svalbard), nella notte tra l’11 e il 12 maggio sorvola il Polo Nord; il viaggio si conclude due giorni dopo con l’approdo senza scalo a Telier in Alaska.

La trasvolata di Nobile dimostra l’inesistenza della terra di Gillis e l’assenza di terra ferma all’interno del circolo polare artico.

Le imprese di Nobile catturano in Italia l’interesse del regime fascista che vuole sfruttare il genio e l’abilità di Nobile per scopi di propaganda. Al rientro in Italia Nobile è promosso Generale da Mussolini e dà vita ad una nuova spedizione con equipaggio e mezzi interamente italiani.

Nasce così il dirigibile “Italia”, che Nobile costruisce con finanziamenti privati poiché la Regia aeronautica diretta dal gerarca Italo Balbo (antagonista di Nobile) preferisce indirizzare i fondi nella costruzione di aerei da guerra e idrovolanti.

L’obiettivo di Nobile questa volta è viaggiare su rotte inesplorate e cercare di atterrare sui ghiacci del Polo al fine di effettuare rilevazioni sul posto.
Il 15 aprile 1928 il dirigibile Italia parte dall’aerodromo milanese di Baggio e con un volo di circa 6000 km, facendo tappa a Stolp (Pomerania) e Vadsö (Norvegia), giunge nella Baia del Re il 6 maggio.

Il 23 maggio 1928 “l’Italia” si alza in volo con sedici persone a bordo e, nonostante una
violenta perturbazione, raggiunge il Polo Nord nelle prime ore del 24 maggio. I forti venti (che portarono ad una bufera nelle ore successive) rendono impossibile la discesa sui ghiacci.

Nobile ordina la via del ritorno e alle 10:30 del 24 maggio l’Italia perde improvvisamente quota fino a schiantarsi sul pack del Mar Glaciale Artico per cause tuttora sconosciute, a quasi 100 km dalle isole Svalbard.

Sul ghiaccio cade la cabina di pilotaggio con all’interno dieci uomini, (tra questi Nobile ferito ad una gamba) e generi vari tra cui una tenda da campo che viene tinta di rosso con l’anilina (la mitica “Tenda rossa”), e una radio che sarà l’unica ancora di salvezza per Nobile e i suoi compagni.

Del resto dell’involucro del dirigibile con a bordo sei persone a tutt’oggi non se ne sa nulla. Molto probabilmente si è inabissato nelle acque del Mare di Barents.
Per giorni i deboli segnali di SOS mandati dal radiotelegrafista Biagi non sono captati dalla nave appoggio “Città di Milano”, fino a quando il 4 giugno un giovane radioamatore russo nella città di Arcangelo riceve l’SOS riaccendendo le speranze dei superstiti (che ascoltano le trasmissioni italiane) e del governo italiano.

Prende dunque il via una gigantesca operazione di soccorso che coinvolge uomini e mezzi di molte nazioni e che costerà la vita a diversi soccorritori tra cui lo stesso Roald Amundsen.

Il 19 giugno il Tenente Colonnello Umberto Maddalena, a bordo di un idrovolante SM55, riesce a localizzare la “tenda rossa” ma senza poter atterrare. Il 24 giugno l’aviere svedese Einar Lundborg riesce ad atterrare con il suo Fokker nei pressi della “tenda rossa”. Nobile avrebbe voluto che fosse portato via per primo il capo meccanico Natale Cecioni, anche lui ferito seriamente ad una gamba.


Lundborg é irremovibile adducendo ordini superiori che gli imponevano di prelevare per primo Umberto Nobile che avrebbe così potuto meglio coordinare le operazioni di soccorso.
Dopo aver portato in salvo Nobile e la cagnetta Titina, Lundborg torna indietro ma nell’atterraggio il suo aereo si ribalta e il pilota svedese resta anch’egli prigioniero dei ghiacci; verrà poi salvato da una successiva spedizione.


Gli svedesi non organizzano altri voli e tutte le speranze sono affidate al rompighiaccio russo “Krassin”, che prima trae in salvo gli ufficiali Mariano e Zappi, fuoriusciti dalla tenda insieme al meteorologo svedese Malmgren (morto durante il tragitto) alla ricerca di soccorsi a piedi, e raggiunge la “tenda rossa” il 12 luglio dopo quarantotto giorni di sopravvivenza sui ghiacci.
Il fallimento della missione scatenò numerose polemiche in Italia (alimentate ad arte anche da Italo Balbo, storico avversario di Nobile), fino alla istituzione di una commissione di inchiesta che condanna Nobile per aver abbandonato per primo la “tenda rossa”. Nobile nel 1929 abbandona l’Aeronautica militare dimettendosi dal grado e dall’impiego non senza polemiche.

In una famosa intervista concessa alla tv di stato negli anni Sessanta del secolo scorso, lo stesso Nobile racconta che chiese udienza a Mussolini per fare valere le sue ragioni, ma non assecondato alzò la voce contro il Duce e fu messo alla porta.

Da allora il regime fascista ostacolò l’operato di Nobile come ingegnere civile e Nobile prestò le sue conoscenze e competenze in Urss, Stati Uniti e Spagna.

Dopo la destituzione di Mussolini, Nobile torna in Italia e nel 1946 è eletto come indipendente (nelle liste del Partito comunista) all’interno dell’Assemblea Costituente. Una nuova commissione militare scagiona Nobile e gli restituisce il grado e il prestigio che merita.
Chiude la parentesi politica nel 1948 per dedicarsi solo agli insegnamenti di aerodinamica presso l’Università di Napoli.
Per il resto dei suoi giorni sarà comunque costretto a difendersi dalla accuse di coloro che
giudicarono egoistico il suo comportamento nei tragici momenti della “tenda rossa”.


Scrive vari libri in cui racconta la sua versione dei fatti ma non bastano a convincere l’intera
opinione pubblica ed anche una certa parte di specialisti e militari. Umberto Nobile muore a Roma il 30 luglio 1978, all’età di 93 anni. Solo in epoca recente si è giunti ad una opinione condivisa circa la buona fede di Nobile, valoroso e audace aeronauta ed esploratore italiano.

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