Estetica ed etica: il loro rapporto. Un articolo di Mario Nenni

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E’ un onore per me presentarvi un altro articolo che mi è stato mandato. Si tratta dell’articolo d’esordio di un mio nuovo collaboratore, ossia Mario Nenni. Ha letteralmente indovinato uno dei miei maggiori interessi: il capire come estetica ed etica possano relazionarsi, entrare in contatto. Prima di fare ciò, egli definisce in maniera esemplare tali concetti.

Dato che è un tema sul quale mi interrogo spesso, poter leggere un’opinione così ben calibrata sulla questione etica/estetica è assolutamente un grandissimo piacere.

Non voglio rubare troppo spazio a Mario ed i suoi concetti, perciò mi dileguo subito. Non prima di specificare che mi sento di inserire questo testo nella rubrica “pillole di filosofia”, della quale ho appena inserito il link per poter leggere tutti gli altri articoli facenti parti di essa! Se volete leggere altri articoli su questioni etiche, vi lascio questo articolo sul male!

Buona lettura! Benvenuti nel mondo di estetica ed etica, bellezza ed azione!

Il direttore, Mattia Mandalà.

ESTETICA ED ETICA: PIÙ DI UN RAPPORTO DI SOSTEGNO VICENDEVOLE

“Per questo ritengo che estetica ed etica debbano sempre camminare unite al fine di proteggersi vicendevolmente dai rispettivi unilateralismi”: questa profondissima asserzione, pubblicata da Vito Mancuso ne “La via della bellezza”, esorta a una riflessione che l’uomo fa sin dall’antichità: estetica ed etica devono camminare di pari passo, devono moderarsi vicendevolmente, poiché, se ad una delle due mancasse l’altra, la prima cadrebbe in una versione fanatica di sé stessa, ovvero l’estetismo (estetica senza etica) e il moralismo (etica senza estetica).

Anzitutto, sarebbe opportuno partire chiarendo cosa s’intende per bellezza – l’oggetto dell’estetica – e cosa per azione virtuosa – il fine dell’etica, sviscerando e declinando i due concetti per comprenderli meglio.

La bellezza è l’aspetto gradevole di un ente che suscita nella mente di chi lo percepisce una sensazione di armoniosità; tuttavia, al fine di non creare fraintendimenti e di non scadere in un ridondante oggettivismo, è importante notare che la bellezza è assolutamente soggettiva e non si configura come proprietà intrinseca dell’oggetto, giacché non può essere determinata tramite criteri scientifici; quindi la bellezza è un concetto prima di tutto presente in chi percepisce, e che solo in un secondo luogo viene “richiamato alla mente” quando si avverte la presenza di un ente (come una melodia, un affresco o qualsiasi altra cosa) che segue arbitrari criteri di bellezza.

Una cosa viene reputata bella, dunque, quando ciò che la compone è armonioso, ossia sta dove deve stare e si integra perfettamente con le altre componenti: quando ciò si verifichi, però, è lasciato al gusto personale.
Ora, invece, svisceriamo il concetto centrale dell’etica, ovvero quello di azione virtuosa, su cui si sono spesi fiumi di parole e d’inchiostro, partendo da Socrate sino ad arrivare ai giorni nostri.

Un’azione virtuosa, al di là delle varie morali che si possono abbracciare, viene unanimemente definito come un atto che si conforma ad ideali etici, il più importante dei quali è, universalmente, l’imperativo categorico “non danneggiare nessuno” (l’ “alterum non laedere” del prefazio del diritto di Giustiniano): chiaramente questa frase può prestarsi a svariate interpretazioni a seconda della filosofia o delle credenze personali: un cattolico, ad esempio, trovandosi con un uomo in fin di vita e sofferente, interpreterebbe la frase come “la vita è più importante della sofferenza, quindi non posso porre fine alla vita di quest’uomo neanche se soffre e me lo chiede”; d’altro canto, una persona pro-eutanasia affermerebbe il contrario, che se un uomo è in preda a indicibili sofferenze avremmo il dovere morale, se lo chiede, di sopprimere la sua vita: dunque questa frase, per quanto sia l’indiscussa base del diritto e della morale, si presta a diverse declinazioni, a seconda del significato che si vuole dare alla parola “danneggiare”: sta al singolo e alla collettività, con discussioni e ragionamenti rispettosi, tentare di trovare una soluzione valida per tutti.

Ma, al di là delle ambiguità, questa frase rappresenta un monito ben chiaro: non sottrarre un bene a nessuno che lo possegga legittimamente, perché se un bene è di una persona solo quella persona ha autorità su esso: quello è il suo posto e lì deve rimanere, per un principio di armonia.
Quest’ultima frase, però, abbiamo visto essere valida anche nell’ambito dell’estetica che è stato precedentemente analizzato: abbiamo infatti detto che, perché una cosa sia considerata bella, le sue componenti devono essere disposte armoniosamente le une rispetto alle altre: ed ecco che ritorna il concetto di armonia: così, come l’armonia tra le componenti di un ente si manifesta come bellezza, allo stesso modo tra singoli esseri umani, componenti di una società, si manifesta come azioni virtuose.

Quindi andiamo oltre affermare che “estetica ed etica debbano camminare unite”: esse semplicemente non possono non farlo, perché sono due facce di una stessa medaglia, l’armonia, e se non c’è una non c’è nemmeno l’altra, ma una degenerazione di questa.

Questa sostanziale identità tra estetica ed etica è anche confermata dalla moderna psicoanalisi, che, a partire da Freud e Jung, ha notato una bipartizione dell’essere umano: da una parte Eros, la parte dell’Io propensa alla generosità, al bene, alla creatività, e dall’altra Thanatos, propensa alla morte, alla distruzione, alla sofferenza: con accurati studi sulla psiche umana, ripresi e confermati durante tutto il XX secolo, si è notato che Eros è la sede della bellezza e della capacità di trovarla in ciò che ci circonda, ma è anche la
parte dell’Io che ispira a compiere azioni virtuose, nel rispetto della vita e del benessere proprio e altrui:un’ennesima prova che lì dove alberga la bellezza c’è sicuramente anche la virtù, e che quindi estetica ed etica sono, in sostanza, la stessa cosa declinata in due modi differenti.

Tuttavia, si potrebbe controbattere queste argomentazioni dicendo che vi sono stati (o vi sono tuttora) casi di società completamente o sotto il giogo dell’etica o sotto quello dell’estetica, e ciò sarebbe una contraddizione se abbiamo asserito che i due concetti sono in realtà una cosa sola.

Ciononostante, quest’argomentazione contraria può facilmente essere smentita prendendo in esame i singoli casi: ad esempio, un caso in cui l’etica è stata reputata di maggior importanza rispetto all’estetica potrebbe essere stato nei primi secoli dell’Alto Medioevo, quando i cristiani distrussero bellissimi templi e statue romane, credendo che fossero in contrasto con l’insegnamento biblico, quindi non etici: ma questo è falso, in quanto era semmai la loro azione distruttiva ad essere una grave negazione dei diritti umani,poiché non è lecito proibire a qualcuno di ammirare cose belle: pertanto, volendo umiliare l’estetica e
innalzare l’etica, in realtà non fecero altro che trasgredire i principi di entrambe.

Al contrario, altre società, come l’attuale Corea del Nord, desiderano imporre canoni estetici assoluti (come vestirsi, come radersi, persino come tagliarsi i capelli) senza considerare la libertà di ognuno di avere i propri gusti e le proprie preferenze: tuttavia, come si è già detto, numerosi studi dimostrano che la bellezza è soggettiva e che dunque non ha senso imporre degli standard neanche con la forza, perché non si può in alcun modo costringere ad accettare una propria preferenza assolutamente soggettiva: l’unico risultato che otterrà una politica del genere sarà solo una nazione di persone insoddisfatte e che considerano, nella stragrande maggioranza dei casi, brutto ciò a cui sono costrette con la forza.

Quindi questa è una perdita sia in ambito etico (grave negazione di diritti umani inalienabili) sia in campo estetico (le persone hanno gusti diversi e non considerano belli i criteri imposti dallo Stato).

In conclusione, si può affermare e riconfermare l’identità tra etica ed estetica, tra bellezza e virtù: è dunque dovere di ogni essere umano rispettare entrambi questi ideali e dare la possibilità a tutti di saper esercitarli al meglio.
Mario Nenni

2 Risposte a “Estetica ed etica: il loro rapporto. Un articolo di Mario Nenni”

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