Etica e Bioetica : introduzione redazionale!
Sono lieto di presentarvi il nuovo articolo di Alessandra Ro, ovvero “L’etica applicata alla medicina! “. Parlare di etica e di bioetica significa parlare di un tema estremamente attuale e dirimente della quotidianità, basti pensare a tutte quante le questioni relative al fine vita!
Cosa significa innanzitutto la parola “etica?”
Vi lascio alla definizione della Treccani, che qui riporto in parte: ètica s. f. [dal lat. ethĭca, gr. ἠϑικά, neutro pl. dell’agg. ἠϑικός: v. etico1]. – Nel linguaggio filosofico , ogni dottrina o riflessione speculativa intorno al comportamento pratico dell’uomo, soprattutto in quanto intenda indicare quale sia il vero bene e quali i mezzi atti a conseguirlo, quali siano i doveri morali verso sé stessi e verso gli altri, e quali i criterî per giudicare sulla moralità delle azioni umane.
Una volta definito ciò, bisogna dire che a branca filosofica dell’etica, facente parte della filosofia morale, ha oggi preso la forma di bio-etica: o “etica della vita!” Ma questo ve lo spiegherà meglio l’articolo!
Le questioni dell’etica e della bio- etica sono forse le questioni filosofiche più strettamente connesse alla vita di tutti i giorni, specialmente per quanto riguarda questioni mediche. negli ultimi anni ne abbiamo avuto una conferma!
Alessandra in questo articolo analizza i quattro principi della bioetica contemporanea, andando ad analizzare come essi si rapportino tra loro!
Come leggerete, la questione dell’etica e della bioetica è sicuramente complessa, anche perché talvolta questi principi possono entrare in conflitto!
Mattia Mandalà.
L’etica applicata alla medicina. A cura di Alessandra Ro
Quando ti viene richiesto, aiuta gli altri a prendere decisioni importanti.
T.L. Beauchamp, J.F. Childress, Princìpi di etica biomedica, trad. it. cit., pp. 133-134
Lo studio dell’etica applicata fa la sua comparsa intorno agli anni Settanta, essa risponde alle richieste del crescente sviluppo tecnologico e scientifico e alle considerazioni riguardo l’ambiente in cui la specie umana vive. Tenta per così dire di tracciare le linee guida da applicare dopo una riflessione teorica morale. Da parte sua deve inglobare tutta una serie di dati che provengono da altre ricerche sulle scienze naturali, biologiche, sociali ed economiche.
Il dibattito bioetico si concentrò dapprima sulla sperimentazione su esseri umani. Basti pensare che nel 1967 a Città del Capo era stato compiuto il primo trapianto di cuore che portava a comprendere che il bene del soggetto sottoposto a sperimentazione diveniva un bene maggiore in funzione delle future operazioni. Della Commissione biomedica, istituita dal senato americano nel 1978, faceva parte un filosofo morale: Tom L. Beauchamp (1939).
Egli teorizzò insieme a James F. Childress quattro principi bioetici fondamentali che possono essere relativi alle circostanze specifiche in cui i pazienti si trovano.
Il primo principio inerisce all’ Autonomia del paziente che ha diritto di rifiutare il trattamento e di prendere parte al processo decisionale; il secondo principio è collegato al personale sanitario così come il terzo e il quarto. Il personale sanitario deve agire tutelando l’interesse del paziente (Principio di Beneficenza). Il personale sanitario non deve causare danno al paziente (Principio di Non Maleficenza o primum non nocere).
Infine, in caso di risorse limitate, i trattamenti devono essere distribuiti tra i pazienti in modo equo e giusto (Principio di Giustizia).
Perché avevamo premesso che i principi dovevano essere regolati in base al contesto?
Beauchamp e Childress hanno elaborato questi quattro principi e hanno presupposto (o post-posto) che nessuno dei quattro sarebbe stato subordinato all’altro. Tuttavia, possiamo pensare al primo principio come il punto di partenza perché vi sia una corretta analisi dei casi clinici e i successivi tre principi siano bilanciati ad esso purché vi sia una completa autonomia del paziente.
Per prevenire che “da parte del medico” vi sia la tentazione “di servirsi dell’autorità derivante dal proprio ruolo per favorire o perpetuare la dipendenza dei pazienti, piuttosto che promuoverne l’autonomia” Beauchamp e Childress sostengono il ricorso al dialogo e all’informazione per promuovere e realizzare “il modo in cui quella persona vede i propri interessi”.
Alessandra Ro
Fonte:
- Da Re, Filosofia morale, storia teorie, argomenti, Pearson Italia, 2018, Milano, Torino