Introduzione al BarbeloGnosticismo. A cura di Stefano Scaranari!

gnosticismo

Sono lieto di presentarvi questo breve articolo di Stefano Scaranari dedicato al tema del Barbelo-gnosticismo. Si tratta di una tematica molto complessa, pertanto vi invito a farvi prima un’idea su cosa sia lo gnosticismo, consultando magari qualche articolo online!

Detto questo vi lascio alle parole di Stefano!

Il direttore, Mattia Mandalà

Introduzione al Barbelo-Gnosticismo.

Se lo Gnosticismo nel suo com-plexus è definibile come un antico sistema organizzato di pensiero orientato alla Scienza integrale (la massima diffusione è documentata tra il II-IV sec. d.C.) lo stesso, a livello micro-scopico, vale per ogni singolo plexum che ne costituisce olisticamente l’intero corpo dottrinale.  

È il caso del sistema Barbelo-gnostico, che si inserisce coerentemente accanto agli altri sistemi gnostici per l’uso del mythos (escluso il sistema dei Sethiani che risulta essere caratterizzato da una forte demitizzazione contenutistica) ponendo l’attenzione sul processo delle ‘emanazioni’ che procedono dalla Monade/Archè/Agnostos Theos/Aoratos.

Ciò che distingue questo ramo dello gnosticismo delle altre ramificazioni è il suo oggetto specifico di studio che viene in questo sistema identificato col termine Barbelo. L’origine e il significato del termine non sono chiari. Il nome risulta derivare dalla gnosi siro-egiziana, dove in lingua aramaica il significato è quello di “Dio-è-in-quattro” ma anche da quella della Sophia dove in lingua copta porta il significato di “seme” sebbene per motivi filologici la coerenza con la lingua copta risulta essere insufficiente.

Un ulteriore possibile traduzione derivante sempre dell’ebraico lo vede derivare dal bar baalah ovvero “figlio del Baal” con indubbie contaminazioni fenice. Il vescovo Ireneo di Lione (130 d.C. – 202 d.C.) nel suo testo Adversus heareses descrive meticolosamente il corpus hermeticum di questo sistema grazie ad un contatto diretto con i membri del sistema e l’analisi dell’Apocrifo di Giovanni, testo di riferimento della gnosi barbeliota.

La figura di Barbelo è stata associata a quella dell’Eone Sophia ma non sembra coincidere in tutti i sistemi gnostici poiché Barbelo è unicamente descritto come primo spontaneo raddoppiamento dell’Agnostos Theos risultante dall’ ipostatizzazione del suo pensiero. Il riflesso del Dio primigenio, innominabile ed inconoscibile nella sua Essenza, un riflesso che risulta essere il pensiero stesso di Dio, ma non Dio stesso.

Il pro-blema che ci si pone d’innanzi è qui una sorta di ‘separazione’ che avviene tra la Monade e il suo pensiero. Durante questo processo di ipo-statizzazione il Pensiero genera una similarità ontologica che deriva e contiene in tutto e per tutto la sua Fonte ma contemporaneamente non lo è poiché gode di una Identità propria.

In virtù di questa separazione sembra originarsi quello che caratterizza la Sophia gnostica, ovvero una sorta di anelito/desiderio di ricongiunzione con la propria Sostanza Originaria ed originante. Sempre in chiave simbolico/mitica barbeliana il secondo pro-blema è che questo anelito del Primo Eone Barbelo nel ricongiungersi alla sua Fonte si traduce nella richiesta della Prima Conoscenza la quale, concessa dal Padre, si traduce in un’ulteriore emanazione, ergo avviene un secondo passaggio dall’Immanenza primigenia alla separazione ontologica che rende manifesta questa volta la Prima Conoscenza concretizzando la Protennoia Trimorfica dalla quale continueranno una serie di emanazioni di Eoni che l’uno accanto all’altro con diverse qualità Divine andranno a comporre il Pleroma.

Ecco quindi che viene descritto qui attraverso il mythos ed un sistema di sim-boli il processo che dalla Monade condurrà all’Adamas. Ciò che il codice 13, rinvenuto insieme ai codici di Nah Hammadi rivela, è che Barbelo è la Luce monadica che splende nelle tenebre e che queste ultime non possono sopraffarla poiché le tenebre non sono che l’ombra della Luce stessa. 

A cura di Scaranari Stefano

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